Finalmente potrà essere accolto un ritorno a dir poco attesissimo in tutta Italia e non solo. Nessuno se lo sarebbe mai aspettato.
L’Italia, e su questo non vi è alcun dubbio, può ampiamente vantarsi di avere una storia motoristica veramente notevole. Sono tanti i marchi che hanno reso grande il nostro Paese nel mondo, a partire dalla Ferrari per arrivare a Lamborghini e Fiat, ma anche Ducati ed MV Agusta.
Ce n’è stata un’altra di società capace di rendere grande l’Italia dal punto di vista internazione in ambito motoristico. Quest’oggi parleremo proprio di tale brand, pronto a tornare a spiccare il volo nel 2023 in una maniera tanto affascinante quanto ambiziosa.
Scopriamo quindi di più a riguardo, perché quando il passato e il presente si legano assieme, nasce un intreccio a dir poco emozionante.
C’era una volta…una storia a quattro ruote tutta italiana
Prima di parlare della nostra favola tutta italiana, è bene parlare del suo passato. In maniera alquanto fiabesca, possiamo dire che c’era una volta la Testadoro, nome apparso per la prima volta su una speciale testata per motori dedicata alla Fiat 508 Balilla, auto progettata da Arnaldo Roselli a fine anni trenta.
L’imprenditore torinese Giorgio Giusti, in collaborazione con Roselli, decise poi di produrre la Fiat 508 Topolino. Da questo momento in poi, grazie al grande successo della vettura in questione, ecco la svolta formato realizzazione di vetture da corsa firmate Testadoro. Nasce una nuova azienda tutta italiana, durata soli tre anni ma comunque capace di costruire nuove auto da competizione estremamente originali.
Il modello più rappresentativo fu certamente la Testadoro Daniela, capace di erogare fino a 45 cavalli di potenza massima. Guidata da Elio zagato, Nuccio Bertone, Gino Valenzano e Ugo Puma, fu l’apice dell’epoca per tecnologia, prestazioni e innovazione.
Nel ’49 però questa splendida realtà finì tristemente per sparire, soprattutto a causa di una tragedia; muore Arnaldo Roselli in un incidente di auto, e Giusti decide di chiudere l’azienda, anche per la maggiore pericolosità raggiunta dalle gare automobilistiche nel corso del tempo.
L’uomo divenne un pittore di fama internazionale tanto in Italia quanto negli Usa, e archiviò quel sogno a quattro ruote per una serie di ragioni valide e comprensibili. Dire ‘C’era una volta’, quindi, è senz’altro giusto. Ma si sa, come nelle migliori favole Disney, c’è sempre un lieto fine.
Testadoro, il ritorno: è tutto vero
Testadoro torna così alla ribalta, dopo oltre settant’anni di assenza e tanti sogni ancora in ballo. Stavolta, a guidarla, Dario Pasqualini. Quest’ultimo ha valide esperienze di controllo e assicurazione qualità su prodotti siderurgici e collaudi. Grande appassionato di auto, si è interessato ai metodi degli anni cinquanta e sessanta per definire lo stile delle vetture, e adesso è pronta al debutto la Testadoro Barchetta 1951.
Si tratta del progetto incompiuto progettato per la classe 1100 Sport Internazionale con motore originale Fiat 1100 B decisamente modificato. Le caratteristiche della Testadoro sono quelle di un mezzo dotato di carrozzeria bassa, filante ed aerodinamica. Per il progetto, fondamentale il contributo di Martino Colombo, cugino di Gilberto (progettista originale).
Meccanica e motore profondamente revisionati, con l’albero a camme mantenuto alla perfezione. La vettura finale è un omaggio allo spirito delle vetture Sport anni ’50 e ai loro creatori, con l’obiettivo di far rinascere la storia artigianale torinese e italiana dal punto di vista delle quattro ruote: per fortuna, come nelle storie migliori, il finale perfetto c’è stato eccome.
